Il CrossFit® è un movimento sportivo che da inizio anni 2000 si è diffuso in tutto il mondo con migliaia di palestre affiliate, milioni di praticanti e molti atleti professionisti che hanno catalizzato l’attenzione di sponsor importanti del settore come Reebok.
Il fondatore, Greg Glassman, fin dalle origini ha creato un movimento fortemente improntato su:
- la lotta alle malattie croniche e fisiche con un programma di allenamento per tutti;
- un profondo senso della community;
- un sistema di fitness coinvolgente e facilmente applicabile a tutti i target della società per la sua semplicità di accesso.
“NO REP” nel CrossFit indica quando un movimento non viene effettuato nel modo corretto e quindi deve essere ripetuto.
Da questi pilastri fondanti è iniziata una scalata amplificata dai vari owner dei box (così si chiamano le palestre affiliate) in tutto il mondo: basta alzarsi dal divano, sudare 1 ora con un metodo innovativo e liberarsi della vecchia idea della palestra, rivoluzionandone la visione in un contesto aggregativo, che ti spinge ad andare oltre i tuoi limiti e che ti fa raggiungere i tuoi risultati in poco tempo (e con molta fatica).

Ma, in mezzo a tutto questo, c’è anche un movimento milionario con tanti sponsor, una tattica “aggressiva” di protezione e diffusione del marchio e soprattutto una leadership controversa del fondatore Glassman, che a inizio giugno ha deciso di twittare in risposta ad un post dell’Institute of Healt Metrics and Education che diceva
“il razzismo e la discriminazione sono questioni critiche per la salute pubblica che richiedono una risposta urgente”
con il commento
“E’ il Floyd-19”
mettendo in relazione il Covid-19 con l’omicidio e di George Floyd e aggiungendo
“è stato il vostro modello fallimentare a metterci in quarantena e ora cercate una soluzione al razzismo? Il brutale omicidio di George Floyd ha scatenato rivolte a livello nazionale. Le quarantene sono accompagnate in ogni epoca e sotto tutti i regimi politici da una corrente sotterranea di sospetti, sfiducia e rivolte. Grazie!”

Dichiarazioni condannate da tutta la community e con una durissima presa di posizione da parte degli atleti più in vista, che hanno portato alla dis-affiliazione di centinaia di palestre in tutto il mondo e la rescissione del contratto con Reebook. Poche settimane fa Glassman si è dimesso da CEO di Crossfit®
Alle dimissioni è seguita una lettera da parte dell’HQ, che potete leggere qui
Da questa vicenda abbiamo colto alcuni spunti e abbiamo fatto alcune riflessioni nell’ambito del #metodoconfini: come migliorare la propria organizzazione e le relazioni, senza cadere nelle “trappole” della comunicazione?
Gli stakeholder
Ascoltare gli stakeholder, per qualsiasi impresa nel mondo, è un fattore determinante per sopravvivere. La resilienza si misura anche con la capacità di ascoltare e anticipare le sensibilità degli stakeholder ed è fondamentale per permettere ad un’organizzazione di continuare ad operare nel suo mercato di riferimento.
I valori e il purpose
Oggi la reason why è un valore fondante, che non può essere messo in discussione senza minare le basi stessa dell’organizzazione: si nutre di credibilità, consapevolezza e capacità di avere un senso di scopo nobile in cui le persone si possono riconoscere.
La comunicazione
Comunicare la propria identità è vitale per ogni organizzazione: distinguersi scegliendo temi, tempi e canali in modo consapevole, oppure “rimanere nella corrente”, può fare la differenza per fidelizzare il proprio target di riferimento. Una attività che deve essere supportata da coerenza e credibilità, soprattutto da chi è influente all’interno e all’esterno dell’organizzazione.
Scusa e grazie
Non è facile bilanciare queste due parole. Spesso abusiamo del grazie fingendo di tenere in considerazione il feedback altrui, ma capire quando assumersi le responsabilità o quando difendere la propria posizione (pur ringraziando l’altrui punto di vista) è un approccio al consumatore, al cittadino o al collaboratore che si rivela sempre decisivo.
Per concludere, consigliamo la lettura del Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva: sono dieci principi di stile a cui ispirarsi per scegliere parole giuste, parole che sappiano superare le differenze, oltrepassare i pregiudizi e abbattere i muri dell’incomprensione.