A fine 2020 siamo entrati in contatto con un’artista, Vesna Bursich, che ci ha particolarmente colpito per la sua straordinaria creatività. Per noi che, attraverso il #metodoconfini, mettiamo la sostenibilità al centro (anche dei progetti in ambito culturale) lavorare con Vesna è stato uno straordinario terreno di prova. Trasformare in parole la sua arte è stato attivare uno spazio di confronto continuo, il nostro Sustainability Lab, che ci ha permesso di individuare energie e strategie nuove per il cambiamento nella comunicazione di un’artista.
Con questo articolo vi raccontiamo il progetto White noise – Words are the virus di Vesna Bursich e vi consigliamo di seguire il suo percorso artistico.
White noise
White noise è un progetto che prende vita nel 2017, nato e poi abbandonato da Vesna Bursich, per essere ripreso e rinnovato in pieno lockdown 2020. Siamo a marzo, improvvisamente chiusi dentro casa, che rappresenta la nostra protezione e la nostra gabbia. È vivendo quel sentimento di chiusura e, nello stesso tempo, di paura, che la creatività dell’artista si riappropria di quel progetto, che oggi ha trovato la sua compiutezza.
White noise come tutte le parole che si sentono, come tutte le volte che ci siamo sentiti bombardati dalle parole, e che abbiamo trasformato il rumore bianco in assenza. Da qui inizia un prolifico e intenso lavoro di ricerca e di sperimentazione da parte dell’artista, che trasforma un progetto figurativo in astratto. Vesna Bursich scrive un testo, ritaglia strisce di carta a mano, e poi le tesse creando un intreccio di parole, che si dividono in lettere, che creano movimento pur su una dimensione piatta. La ricerca è nel linguaggio, nella tecnica, nello studio del passaggio dal concetto all’immagine, dall’arte figurativa all’astratto. La carta è trasformata in una tela e lavorata come un tessuto.
Words are the virus
L’evoluzione di white noise è contestuale a quella del virus: se il virus è fisicamente trasmesso dalle parole attraverso le gocce che escono dalla nostra bocca, allora le parole stesse sono il virus, words are the virus. Una doppia lettura, astratta e concreta, che guida l’artista nella creazione di ritratti acrilico su carta, in cui il virus è bloccato dalle mascherine. Ma le mascherine stesse sono parole in minuscoli frammenti: il disturbo di white noise si espande a tutto il disegno, travolge la mascherina per riversarsi sulla persona che la indossa, perché words are the virus.
La ricerca artistica diventa anche digitale: l’impulso a “spezzare” la carta, a cercare i frammenti di rumori, a indagare il disturbo forse per annullarlo, si trasforma in un impulso elettronico, che l’artista concretizza in video. La sperimentazione sta nel continuo e costante spostamento delle linee per creare dei frame, per rappresentare il white noise che l’artista percepisce in movimento continuo.
La parola è segno che assume una dimensione fisica nell’opera, in una continua lotta tra significante e significato: è l’immagine visiva, l’elemento formale, la ‘faccia esterna’ del significante che vuole rappresentare il significato, è un insieme di suono e di immagine, di lettere e di senso. Eppure, tra dentro e fuori, cioè tra la parola e ciò a cui essa si riferisce, non c’è alcun rapporto. Così, ancora una volta, si naviga tra il figurativo e l’astratto in ogni singolo elemento del progetto artistico di Vesna Bursich, che diventa anche un libro guida attraverso il caos di parole, di rumori, di significati e del virus.
Per approfondire www.vesnabursich.com