Comunicazione del rischio e comunicazione ambientale sono due ambiti che hanno molto in comune. Ne abbiamo fatto esperienza, in particolare, lavorando al Piano di comunicazione nell’ambito del progetto Risk Act per Fondazione Montagna Sicura. Risk Act è uno dei quattro progetti che compongono il Pitem Risk, un piano integrato tematico sulla prevenzione e gestione del rischio che coinvolge Francia e Italia nell’ambito della programmazione Interreg Alcotra.
Le nostre riflessioni per accompagnare il processo comunicativo attraverso l’identificazione degli aspetti comuni fra comunicazione del rischio e ambientale, e per imparare a gestire le criticità attraverso la condivisione.
La comunicazione ambientale e la comunicazione del rischio: il bene comune al centro
La comunicazione ambientale e la comunicazione del rischio sono due aree della scienza della comunicazione che, per caratteristiche e finalità, racchiudono temi e strumenti trasversali alle scienze umane. In entrambi i casi afferiscono al mondo dell’ambiente e del bene comune nella sua accezione più complessa, intervenendo sulla percezione e sui comportamenti individuali, con ricadute importanti sui processi di empowerment sociale. Con il #metodoconfini stiamo lavorando per far dialogare la comunicazione del rischio e la comunicazione ambientale.
La comunicazione ambientale
La comunicazione ambientale è prima di tutto una comunicazione di pubblica utilità che si fonda su tre principi fondamentali: è un servizio, promuove cambiamenti sociali nell’interesse della collettività, e contribuisce a stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini. Considerato il ruolo strategico e dinamico che sta assumendo la materia ambientale oggi, sono determinanti gli spazi e gli strumenti che si sceglie di utilizzare per rendere efficace la comunicazione.
Al centro della comunicazione ambientale c’è il tema della partecipazione e dell’accesso all’informazione, che rappresenta un riferimento sempre più presente nel quadro normativo e programmatico comunitario e internazionale sullo sviluppo sostenibile. Perché il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini e dei diversi attori della società sono fondamentali per migliorare la qualità delle politiche pubbliche. La partecipazione attiva di tutti i portatori d’interesse coinvolti nel processo comunicativo (target, stakeholder, beneficiari, ecc.) è inoltre funzionale al cambiamento verso azioni di maggior tutela dell’ambiente o verso azioni “virtuose” nel rispetto dell’ecosistema.
La comunicazione del rischio
La comunicazione del rischio si riferisce ad un processo sociale attraverso il quale le persone acquisiscono conoscenza dei pericoli e, in base a ciò, organizzano il loro comportamento.
Una corretta gestione del rischio impone non solo un’efficace valutazione dei danni potenziali ed un loro effettivo dimensionamento, ma anche lo sviluppo di una sensibilità, il public’s outrage, anche quando i rischi effettivi sono oggettivamente bassi. Le popolazioni interessate non devono semplicemente «essere» al sicuro, devono anche «sentirsi» al sicuro. Quando di questa esigenza non si tiene conto, è probabile che si verifichino reazioni di rabbia e panico.
La comunicazione del rischio va portata avanti “in tempo di pace”, e non relegata alla gestione delle situazioni di emergenza. Perché rappresenta un aspetto legato al cambiamento del rapporto tra scienza e società: le indicazioni date dall’alto su come comportarsi nella prevenzione o nell’emergenza non possono funzionare se, oltre a essere spiegate e comprese, non sono anche condivise (fonte: La comunicazione del rischio per la salute e per l’ambiente, di Giancarlo Sturloni – Mondadori Università, 2018).
La fiducia si costruisce attraverso la condivisione, anche di un linguaggio
Comunicare correttamente il rischio, così come comunicare l’ambiente, è molto più complesso che diffondere in maniera chiara dati – per quanto esatti – e indicare rimedi: si tratta di creare un clima di fiducia. Ciò è possibile solo in parte attraverso la gestione corretta di tutte le variabili in gioco. In realtà è una meta raggiungibile attraverso la costruzione di un’immagine di autorevolezza delle Istituzioni, che richiede l’intervento delle varie agenzie di socializzazione e formazione e periodi medio-lunghi di tempo. Se il pubblico non ha fiducia nella fonte, non presterà nemmeno attenzione ai dati da essa diffusi, per quanto validi e corretti siano, né rispetterà le sue indicazioni.
Inoltre parlare di rischio, così come di ambiente, significa affrontare un argomento scientifico: quando si parla di dati e ricerche, il linguaggio da utilizzare (per essere davvero efficaci) deve essere semplice, chiaro, comprensibile e facilmente fruibile oltre che condiviso tra gli operatori dell’informazione. La fiducia si costruisce anche attraverso la condivisione di un linguaggio comune, chiaro e trasparente.
Le nostre keywords: partecipazione, cultura del rispetto, della cooperazione e della sicurezza
La comunicazione del rischio e dell’ambiente, al di là della loro adeguatezza tecnica, hanno elevate possibilità di successo solo se si innestano su una cultura del rispetto, della cooperazione e della sicurezza che può essere costruita con accorte e specifiche politiche di lungo periodo, con evidenti ricadute in termini di aumento della resilienza della popolazione.
Questo approccio è parte integrante del nostro #metodoconfini. Scopri di più con il nostro company profile.